giovedì 9 aprile 2009

Fortapàsc: il vero giornalismo contro la mafia

“Ogni volta che viene giorno, ogni volta che ritorno […] E ogni volta che non sono coerente, ogni volta che non è importante, ogni volta che qualcuno si preoccupa per me.”

Giancarlo Siani è alla guida della sua Citroen Mehari verde e percorre la strada lungo la costa, verso casa. La radio trasmette “Ogni volta” di Vasco Rossi e la voce fuori campo del protagonista racconta gli ultimi attimi prima che venga ucciso, la sera del 23 settembre del 1985.
“Non so, se avessi saputo che di lì a poco sarei morto, non se avrei ascoltato proprio quella canzone”. A quel sorriso è affidato il raggio di speranza che vuole mantenere il film in una vicenda tanto tragica. Con questa immagine forte e suggestiva si apre “Fortapàsc”.
Perché “Fortapàsc”? Il titolo ricalca la pronuncia napoletana di “Fort Apache”, richiamo ai film western utilizzato dal sindaco di Torre Annunziata per descrivere la drammatica situazione partenopea, pochi giorni prima dell’assassino di Siani.

Il film racconta i quattro mesi prima di quella sera. Il lavoro quotidiano di Giancarlo, praticante precario a Torre Annunziata per il quotidiano “Il Mattino”, concerne le sue indagini coraggiose su quella realtà difficile e quasi invivibile, regno delle famiglie camorristiche in lotta.
Così emerge il racconto di un giornalista dalla schiena dritta, che aveva assunto il rischio sulla propria pelle facendo nomi e cognomi, denunciando in pubblico, nelle aule universitarie, dalle colonne del quotidiano e persino alle sedute del Consiglio comunale, il malaffare sulla gestione della pioggia di miliardi che lo Stato elargì per la ricostruzione dopo il terremoto del 1980.
Un giovane senza lati oscuri, che è possibile scorgere nella sua innocente quotidianità: sporcarsi le mani sulla sua macchina da scrivere confidando solo nel potere della persuasione delle sue parole. La vita di un ragazzo normale in cui molti coetanei di oggi si identificheranno, perché hanno le stesse passioni, le stesse debolezze, gli stessi sogni e la stessa passione civile.

Siani è stato l’unico giornalista ucciso dalla camorra. “Una delle intenzioni polemiche del film - dice il regista Marco Risi - è proprio il rapporto dei giornalisti con la realtà, nella scena sulla spiaggia il caporedattore Sasà spiega a Giancarlo la differenza tra i giornalisti-giornalisti e i giornalisti-impiegati. Ma è un discorso che si può applicare a ogni categoria”.
“Non solo in Paesi lontani, in democrazie giovani o incerte, in Turchia o in Russia, ma nella civilissima Italia – spiega Alberto Spampinato consigliere nazionale della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) - con le minacce, con le intimidazioni e perfino con l’omicidio si cerca di impedire ai giornalisti di fare fino in fondo il loro mestiere, che fino a prova contraria consiste nel dare all’opinione pubblica le notizie, tutte le notizie di rilevante interesse generale, anche quelle più nascoste e più sgradite, anche quelle che danneggiano gli interessi di personaggi potenti e le collusioni e gli intrecci fra affari, politica e criminalità. Purtroppo non si riesce ancora a far capire che l’informazione soffre in Italia di questo orribile male”.

”Ci sono voluti ben sedici anni e diversi processi per comprenderne il perché. Il film non è una biografia – spiega Risi – racconta semplicemente gli ultimi quattro mesi della vita di Giancarlo e l’atmosfera in cui maturò la sua condanna a morte. È per me un film necessario – soprattutto oggi in una Napoli umiliata – perché Giancarlo Siani può diventare un raggio di luce, una nuova speranza”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio in occasione della presentazione del film, citando Siani come “esempio su cui formare le nuove generazioni”.

Giancarlo Siani è magistralmente interpretato da Libero De Rienzo. Sobrio e intenso, l’attore si immedesima anche fisicamente nel giornalista napoletano, intrecciando vibrante umanità e giovanile ingenuità, e conferendo quell’aria svagata, caparbia e allo stesso tempo leggera alla figura di Siani che, nonostante l’importanza delle indagini che stava seguendo, era pur sempre un ragazzo di 26 anni.
Peccato che l’impegno e la dedizione con cui viene resa la figura di questa poco ricordata vittima delle mafie non trovi adeguata corrispondenza nell’allestimento complessivo del film, nel quale la maggior parte degli altri personaggi svolge il proprio ruolo in modo caricaturale (vedi il sindaco corrotto interpretato da Fantastichini oppure i vari camorristi super-tamarri e crudelissimi).

Una pellicola da non perdere. Un’esperienza emotivamente intensa, soprattutto per la rappresentazione dura, cruenta ma reale e attuale del sistema-mafia, come sottolinea l’attore Michele Riondino: “Oggi, a distanza di 24 anni dalla morte di Siani, le cose non sono cambiate e potremmo girare lo stesso film ai giorni nostri e raccontare la stessa storia”.
La vicenda di Siani si dimostra inoltre un modo efficace per raccontare, con la poeticità e il coraggio che la accompagna e contraddistingue, la professione di giornalista sempre sulle notizie, sempre in prima linea sui fatti e sugli accadimenti.



Regia: Marco Risi
Sceneggiatura: Andrea Purgatori, Jim Carrington e Marco Risi
Fotografia: Marco Onorato
Montaggio: Clelio Benevento
Musica: Franco Piersanti
Interpreti: Libero De Rienzo (Giancarlo Siani), Valentina Lodovini (Daniela), Michele Riondino (Rico), Massimiliano Gallo (Valentino Gionta), Ernesto Mahieux (Sasà), Ennio Fantastichini (sindaco Cassano), Ivano Marescotti (Gianlorenzo Branca)
Produzione: Angelo Barbagallo e Gianluca Curti per RAICINEMA, Bibi Film Tv, Minerva Pictures Group
Distribuzione: 01 Distribution
Origine: Italia, 2009
Durata: 106’

(fonti: www.repubblica.it; www.mymovies.it)


English abstract

Fortapàsc: the real journalism against mafia
Giancarlo Siani was killed on 23th Semptember 1985. The movie film tells four mounth before this sad and tragic day. Siani is masterfully interpretated by Libero De Rienzo. The actor reproduces accurately the neapoletan journalist, even physically, giving him the real dreamy expression. A film not to be missed!

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